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Mario cominciò a prendere delle fotografie alla ferrarese, in tulle le pose e in tutti gli abbigliamenti: Maura ci si divertiva enormemente, a farsi fotografare.

Un pomeriggio mentre si stava preparando, in attesa del «migliore amico» di casa, Franco le si presentò con un telegramma di sua zia.

— Vado a Ferrara. Mia zia sta male. Potrebbe morire, e non ha altri eredi. Mi chiama, vedi?

— Vengo anch’io!

— Ma no, sei pazza?

— Sì, sì, vengo anch’io. Mi annoio qui sola.

— Nemmeno per idea. Mario ti farà buona compagnia. Non posso condurti con me, dal momento che starò sempre da mia zia; e poi.... a Ferrara.... non devi farti vedere, per ora.

Maura fece il broncio, pianse un poco, diventò pallida e triste.

— Perchè fai così, cara? — le chiese Franco con tenerezza.

— Non so, vedi, è una cosa strana. Forse perchè è la prima volta che mi lasci. Sono così attaccata alla tua persona, al tuo sguardo, alle tue labbra, che mi sembra impossibile, di dovermene separare. Ma no, hai ra-