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bocca non seppe dire che parole di delirio. Tutta la sua fantasia ebbe un balzo, trascinò con sè quel corpo degno di essa.
Maura si diede a quell'amore con fantasia, con volontà di assoluto. Non seppe trovare mezzi termini, sfumature, progressioni. Ella era più geniale che accorta, più complicata che artificiosa. Sapeva dare l'ebbrezza con un'intensità delirante, ma non sapeva mantenerla a lungo. Si offriva con una violenza che suscitava nell'uomo altrettanta violenza, ma dopo il primo impeto cadevano entrambi spossati ed inerti.
Questo fu il suo errore. Di non saper graduare il dono della sua bellezza, di non sapersi dare con quella sinuosa lentezza che fa sempre sembrare ardua la conquista al maschio desideroso di provarsi in imprese difficili. E sebbene nelle forme superiori, frenetiche, della voluttà, vi sia qualcosa che equivale all'amore e può surrogarlo a sufficenza, Franco si accorse ben presto che non era amore quello che provava per Maura: che anche questa era «una» delle sue avventure, la più folle e la più travolgente, ma non altro che un'avventura. Tentò allora di tornare indietro.
Era passato un mese dal primo incontro.
Un giorno che incontrò per la strada Glorietta Crimi, e vide nel suo sguardo ac-