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flesso fermo e mite della perla che dal fondo oceanico illumina la superficie: l'altra era lo sfavillìo impetuoso del diamante poliedrico che vuole a balzi, ed attimi brevissimi, dominare e affascinare con cieca violenza.

Franco colse la perla, la baciò con rispetto e la chiuse in un profondo scrigno di velluto, nella cui ombra scomparve. E andò verso il diamante, con le mani tremanti di desiderio.

*

Quando usci d'all'appartamento di Maura, Franco comprese che qualche cosa di nuovo, di bello e di vitale era entrato nella sua esistenza. Egli che era stato un freddo sperimentatore di casi di realtà, ai quali non partecipava se non epidermicamente, ora si trovava ad aver fatto un tuffo in piena realtà. Un tuffo sonoro che forse schizzava più schiuma all'intorno di quanto non gli penetrasse nell'anima, ma insomma era uno slancio coraggioso verso un orizzonte nuovo, che fino allora si era ostinato a negare.

Uscendo da quella camera, egli sentiva che si era destato in lui un altro individuo: un essere capace di violenza e di soavità, che sapeva dare e prendere l'ebbrezza, non più a dosi pesate, non più come esperimento fisiologico, non più come valvola di sicurezza