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settimana dal Dott. Grazioli. Io non so che fare. Non mangia, non dorme. È sempre col suo violino alla gola, sempre. Ah una vera disperazione, creda!
*
Più tardi, uscendo di casa, Franco si diresse al Caffè Estense. Erano le cinque. C'era molta gente. Mentre cercava posto, si sentì chiamare, e volgendosi, vide un gruppetto di giovanotti più o meno eleganti, tra i quali riconobbe due colleghi d'Università.
— Vieni qui da noi: c'è posto.
— Permettete? Franco Arbace, laureando in lettere; Giorgio Fagioli, chauffeur... pardon! proprietario del Garage omonimo; Pietro Nava, pittore quasi futurista; Eugenio Deviti, gentiluomo, semi-milionario, esploratore di alcove proibite.
— Molto piacere! Fortunatissimo! ecc.
— Franco Arbace — continuò l'allegro goliardo — ci ha fatto il supremo onore di lasciare la capitale per portare le sue tende in questo villaggio antidiluviano....
Coro di proteste.
— Tu non conosci Ferrara! Tu non capisci la bellezza di questa città! Qui si vive meglio che a Roma! Le donne ferraresi valgono cento metropoli! Incosciente! Calunniatore!