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Nella stessa giornata a poche ore di distanza, Franco Arbace s’imbattè nell’uno e nell’altro di questi due tipi della flora femminile.
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— Come sono contenta — diceva a Franco la dolce adolescente che gli sedeva accanto, nel salotto di sua zia — come sono contenta che voi abbiate le stesse mie idee sull’amore, su questo inutile tormentatore degli spiriti! Non è vero che voi sarete per me un alleato e un amico?
— Io non chiedo di meglio — rispose Franco guardando con involontaria esaltazione Glorietta Crimi — ma com’è possibile, dite, che voi, non ancora diciannovenne, conosciate già così profondamente il dolore da giungere addirittura alla rinuncia totale di ciò che può generarlo; dell’amore, soprattutto?
Le guance pallidissime di Glorietta si animarono di una rapida fiamma. Ella abbassò lo sguardo, e strapazzò un poco con le dita i merletti della veste.
— Dio mio... voi vorreste saper troppo, non è un’ora che ci conosciamo, dovrei farvi una confessione... un po’ penosa...
Franco addolcì la voce.
— Ebbene, non avete detto che io sarò il vostro migliore amico? non siete convinta