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poi, grondante acqua, si allungò a coprire con un asciugatoio la serratura indiscreta.
Le risatine, i frizzi, i bons-mots continuarono attraverso la porta.
Glorietta, nel piegarsi per rientrare di nuovo nel bagno, si accorse di essere davanti allo specchio. Rimase un momento sospesa in una posa da danzatrice, con le dita di una mano a contatto dell'acqua, e con l'altro braccio disteso orizzontalmente all'altezza della spalla. Si guardò nello specchio, si afferrò bene tutta con gli occhi, per giudicarsi. Da quanto tempo non si vedeva! Da quanti anni non osservava la sua struttura!
Si ricordava di aver avuto sempre una vergogna pazza della sua nudità. Anche da bambina, quando la madre veniva a spogliarla o a vestirla, nel cambiarsi la camicia chiudeva gli occhi per essere ignota a sè stessa. Da giovinetta si era vista una volta o due allo specchio, e si era trovata così scimmiescamente magra, scura di pelle e angolosa, che poi aveva pianto sul guanciale e aveva giurato di non guardarsi mai più, restando ad occhi serrati tutte le volte che si fosse immersa in una vasca. Quel giorno invece osava tranquillamente mirarsi allo specchio, e sorrideva a sè stessa. Perchè? Era molto cambiata, la giovinetta pudicissima e selvaggia di un tempo. Era cambiata di struttura, di for-