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Difatti Franco si lasciò andare, fiaccato dallo sforzo, mentre il sangue seguitava a cospargergli il petto. Il porta-feriti lo medicò come poté, e gli fece una nuova fasciatura, mentre Franco in delirio gridava:

— Capitano... con Lei... con gli Arditi... sempre avanti... sempre più avanti... si difende l'Italia... si vince... a tutti i costi!...

Poi, stremato dallo sforzo, madido di sudore e per il sangue perduto, cadde in deliquio.

Passate alcune ore, dopo un sonno pesante, Franco si ridestò, e prima ancora di riaprire gli occhi, tese l'orecchio. Un silenzio assoluto dominava la montagna. Acuì bene l'udito, e non gli riuscì di percepire il più piccolo rumore... Solo qualche squittio di uccello che passava in volo davanti all'entrata della caverna gli testimoniava la presenza della vita. Aprì gli occhi: la caverna era vuota. Si guardò bene intorno: nessuno! Allora provò a sollevarsi pian piano, facendo uso più del braccio sinistro che di quello destro ferito, e raccogliendo tutte le energie, riuscì a sedersi, poi, sulle gambe traballanti, compì lo sforzo di ergersi in piedi. Fatti o pochi passi della caverna, si affacciò sulla montagna, e solo udì qualche colpo di fucile, qua e là, staccato. Mentre ne usciva, vide un ardito che rimorchiava un altro ardito zoppicante su per