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senza cedere più ad alcuna tentazione. Ma ecco un secondo isolotto, più bello, più fiorito, più ricco, del primo. C'è tutto: dalla flora primitiva o selvaggia al comfort più raffinatamente moderno. Bisogna scendere di nuovo, gustare, poi ripartire con una decisione più ferma, con una volontà inflessibile di non lasciarsi più affascinare.
E vi si para davanti il terzo isolotto.
Gli isolotti in cui sostò donna Lauretta furono, salvo errore, diciassette. L'intervallo fra l'uno e l'altro variò capricciosamente. Tanto capricciosamente, che dopo il diciassettesimo l'aristocratica signora fece passare lunghi giorni senza dar segno di vita.
E poichè Franco questa volta si era rassegnato a non aspettarla più, il pomeriggio che ella decise di approdare al diciottesimo isolotto, trovò l'ormeggio occupato da un'altra imbarcazione, e dovè tornarsene indietro silenziosamente, umiliata e convinta che la serie dei colloqui «unici» era davvero finita, e non per merito suo.
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Ma quella che lasciò nel cuore di Franco la maggior propaggine di rimpianto fu Natalia, la bionda ricamatrice, la fedele per eccellenza, devota fino al martirio, capace di