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tolosa, in cui Glorietta metteva lo stesso entusiasmo delle ragazze napoletane che l'accompagnavano.
In pochi giorni la sua grazia ingenua, la sua pronunzia nordica, la sua intelligenza penetrante, l'avevano fatta divenire l'idolo, il centro di quella comitiva scapigliata e gaudente che aveva fretta di spendere i suoi vent'anni, quasi per paura di vederseli rubare.
Ogni giorno era un'idea nuova, un progetto gaio, una gita emozionante e divertente. La comitiva non si riposava. Nelle giornate piovose si riunivano a Villa Noemi, e solo allora Glorietta riprendeva il suo violino, abbandonato in un angolo del salotto.
*
Un pomeriggio di quello stesso marzo, verso sera, Franco fu chiamato al Comando di Reggimento. Entrò correndo nel baracchino, credendo di ricevere un ordine per qualche azione notturna di pattuglia. Invece il Colonnello, ch'era un vecchio alpino, lo ricevette sorridendo, e gli tese la mano dicendogli:
— C'è una buona notizia per lei, tenente.
Franco lo guardò interrogativamemte, senza trovare una spiegazione a quell'annunzio.
— Il Comando della III Armata ha dato ordine telefonico di farla partire il più pre-