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totenente per merito di guerra. Va bene così?
— Signor Maggiore, non ho ambizioni di comando. Desidero solo obbedire, l'importante è di vincere. Se vinceremo, l'Italia sarà una grande cosa. Se no, è meglio morire tutti.
— Vinceremo, vinceremo: siatene certo. Se tutti faranno con slancio il proprio dovere, come voi l'avete fatto stanotte, l'Italia non potrà che vincere.
E con una buona stretta di mano mentre un paterno sorriso gli si accendeva sotto i baffoni bianchi di vecchio soldato di Piemonte, lo congedò.
Tre giorni dopo, al Comando di Reggimento, Franco riceveva le insegne di ufficiale.
*
In quel tempo Mario, che era definitivamente riformato, gli scrisse varie volte da Roma, dandogli notizie del loro lavoro pellicolaio, un po' rallentato dalla guerra, e non facendogli mai il minimo accenno a Maura.
Solamente, verso la fine di ottobre, Franco ricevette un ritaglio di giornale cinematografico in cui un grosso segno rosso additava un piccolo stelloncino di cronaca:
«La Roma Film ha scritturato in questi giorni come prima attrice assoluta un'artista di rara bellezza e di bizzarra eleganza: Mau-