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— tutte con sè, sulla sua schiena paziente e volenterosa, queste cose il mulo portava nel suo cammino dal carreggio alla trincea, sotto la sferza del sole, sotto la pioggia spietata, nel fango e nella polvere, sudando e gelando, mentre la folgore del cielo si mescolava a quelle delle artiglierie, fatto segno all’ira di Dio e degli uomini, combattendo con gli uomini contro un nemico ignoto che non gli aveva fatto nulla di male, ma consapevole, oh senza alcun dubbio! consapevole che quel nemico bisognava vincere e disperdere, per la salvezza della terra dov’era nato e dove forse sarebbe morto senza averla vista vittoriosa.
Quella sua prima impressione, sincerissima, s’andrà poi approfondendo fino a ispirargli un’antipatia decisa verso l’inutile cavallo, lussuoso arnese di pace, che non collaborò alla guerra, mentre l’affetto per «l’animale di trincea», per il mulo eroico e paziente, si sviluppò via via fino a divenire un vero e proprio «cameratismo» di commilitone.
Quando il sole fu caduto all’orizzonte, venne l’ordine di proseguir verso la posizione. Gli ufficiali raccomandarono il silenzio più assoluto. Il settore si era fatto calmo e non dava segno di allarme: ma c’era chi diceva che bisognava temere più da quelle calme in-