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di coltura, di tradizione, di avvenire, di religione, di continuità della specie, di «tante cose care» da difendere fino all’ultima goccia di sangue.
Questi pensieri gli agitavano la mente, mentre con passo di baldanza, accompagnando con un mormorìo soffocato il coro ridotto a bassa voce della truppa che ormai s’appressava alla mèta, egli procedeva verso l’aspettante trincea. A una svolta del cammino, c’era una larga pozza d’acqua, di una recente pioggia: la sua attenzione fu richiamata dalla presenza del cadavere di un soldato austriaco con la testa e le braccia immerse nell’acqua, mentre le gambe e parte del busto erano all’asciutto.
— Perchè — domandò al tenente, che aveva inciampato nelle gambe di quel cadavere — non l’hanno ancora sepolto?
— Eh, caro mio — gli rispose ironico il tenente — non c’è mica il tempo di far complimenti, qui!
Un soldato, subito dopo, per non inciamparvi come il tenente, diede un tremendo calcio a quel nemico morto e lo scaraventò tutto nella pozzanghera. La marcia proseguiva con un ritmo più accelerato. Un soldato che marciava al fianco di Franco, e gli faceva un poco da attendente, gli chiese all’improvviso: