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lezza dal vostro gesto, e io non posso almeno vedervi, stringere la vostra mano fedele, dirvi che la mia anima, questa gelida gemma che ha la fragilità di un fiore, vi seguirà sempre, attraverso le nuove venture, vi sarà accanto come una sorella amorosa. Non avevo preveduto questo; mi avevate promesso che non sareste partito senza venire da me! Lo so, non dipenderà da voi; ma è triste per me, per le mie mani d’amica che volevano tendersi in un gesto affettuoso, in un augurio profondo.
Non potendo fare altro, vi penserò intensamente, e il mio pensiero sarà come una preghiera e vi preparerà il ritorno col mio desiderio.
Quello che avete fatto è bello, è giusto, è santo, è orgoglioso. Oh siete stato divinamente orgoglioso e divinamente egoista! Io vorrei trovare parole di bellezza, di soavità e di amore, per voi, dolce amico mio. Sì, soffro, soffro profondamente: siatene lieto, Franco. E per voi so piangere, castamente.
Vi prego di scrivermi spesso, tutti i giorni, se potete; una parola sola, ma tutti i giorni.
Vi tendo le mani, con tenerezza - e dinanzi a voi solo m’inchino.
Glorietta».