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che state per fare? Siete ben sicuro che questo gesto sia proprio necessario? O non è un voler sfidare il destino, risalirlo a ritroso, quando si potrebbe invece lasciarsi portare da esso? Ma subito dopo questo impulso troppo femminile, io torno ad ammirarvi, ad ammirarvi come si ammira la luce che sale, l’anima che si stacca dal corpo, gli scafi che partono per gloriose navigazioni, e solo rimpiango una cosa, amico: di non poter essere in quest’ora suprema, quella che voi vorreste: di non potervi offrire con queste mani di pallore che ho troppo immerse nella notte, il dono caldo e luminoso che mi chiedeste: l’amore. Perdonate se non so, se non posso. Io mi detesto per ciò. Ma vi voglio bene. Vi voglio tutto il mio bene di sorella. E vi seguirò nella vostra corsa luminosa, con la trepidazione e l’ammirazione di una sorella felice. Vi tendo le mani.
Glorietta.»
Franco baciò, ribaciò, questa lettera, sulla quale scesero le sue lacrime. Egli piangeva di commozione, di gratitudine, e di disperazione: sì, perchè quelle ultime parole della sua adorata lo convincevano ancora una volta che non c’era nulla da sperare per il suo terribile amore. La sua decisione acquistava un