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questo uragano di ferro e fuoco, io uomo dell’indolenza e di tulle le eleganze, ho bisogno di iniettare dell’acciaio nelle mie carni vili, per ritrovarmi, per rinnovarmi, o per morire se sarà necessario.
Oggi sento, Glorietta, che un’ora divina sta scoccando sulla mia vita. Se voi non mi aveste sospinto, io sarei irremissibilmente perduto. Mi avete salvato; grazie. A voi debbo assai più della vita, perchè quella che mi sarebbe rimasta era assai meno della vita. È un istante pieno di profondità, di supremi risvegli e di meravigliosi presentimenti, questo. A voi lo debbo, Voi siete dunque la vergine privilegiata che ha il potere di destare gli eroi dal loro letargo. Voi farete di me forse un eroe, o forse un uomo che non rimpiangerà di morire, se, oltre questo vertice a cui lo avete sollevato, egli non avrebbe mai più conosciuto nulla di così pieno, di così puro, di così stellare, nella vita. Vi bacio il lembo delle vesti, in ginocchio.
Franco».
Maura, tornando a casa, lo abbracciò con passione, e gli disse:
— Ho visto tante donne in lacrime! Madri, mogli, amanti..... Che fortuna che tu non debba partire! Sento che non saprei adattarmi a questo dolore.