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sa di tanto in tanto da brividi di sconforto, versò tutte le sue lacrime, povera donna qualsiasi, su quel guanciale stupito di non sentir più baci di felicità.

Dov'era andato il suo orgoglio di animale viziato? dov'era andata la sua potenza di amatrice fantasiosa? Era bastato il soffio di un dolore, il primo moto di distacco del suo amante, per renderla una piccola creatura vinta, senza difesa e senz'aiuto, che si faceva da sè un'immensa pietà.

Ma Franco che aveva nel cuore, nel cervello, nella fantasia e nei nervi la lontana fanciulla inafferrabile, Franco che respirava la sola disperata speranza di essere amato da Gloria, non solo non sentiva alcuna pietà per l'abbandonata, ma quel pianto che gli fluiva vicino con ostinazione e giungeva fin quasi a stillargli sul collo, lo irritava in una maniera folle, gli moltiplicava il rancore per la donna che da troppo tempo dominava il suo letto e che egli non poteva sostituire con altra più amata e desiderata.

Aveva un bel pensare che Glorietta era una cosa pura, una visione di sogno che mai avrebbe sfiorato un letto d'amore: finiva sempre col sentirsela fisicamente vicina, in uno sfioramento delizioso e tormentoso.

Era Maura che con la sua presenza lo eccitava involontariamente, così che ogni suo