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zattera, dalla corda, dal trampolino, perchè nessuno sa dove oggi il «Dagli!» ha deciso di domiciliarsi, nessuno sa che nuova invenzione porta oggi il «Dagli!» mentre si tuffa ridendo dalle palafitte.
Il mare schizza di gioia, e spuma. Chè il mare non ama il lento arranchìo asmatico dei vecchi, lo sbattacchìo affannoso degli inesperti. Ama il mare d’essere tagliato, battuto, disfatto da gambe muscolose e braccia bronzine. Ama la serena irrequietezza della gioventù, che lo penetra in tutti i sensi ridendolo, bevendolo, sprizzandolo dalla bocca in lunghi zampilli. Ama i freschi occhi spalancati in corsa tra le profondità e l’alighe.
Avanti delfinotti! Oggi si combatte per l’onore del «Dagli!». Perchè il «Dagli!» domenica scorsa, buttandosi giù a gnocco in fila ordinata dalle palafitte, spruzzò allegro le nude corpora dei conti e signori tedeschi che non lo lasciarono passare, seccati, l’angolo delle palafitte. Protestarono a terra, e il direttore minacciò d’impedire il bagno al «Dagli!». Oggi è giorno di vendetta.
Le ondate si gonfiano da Salvore per far più turbolenta la battaglia. I signori tedeschi sono in acqua e procedono ridendo ironici nei loro mustacchi. Ah, ah! ― uno ha la reticella sul labbro superiore per tener assettato il diritto mustacchio. Dagli, dagli!
― In semicerchio! Schizzo lento e stretto! Mirare gli occhi! Procedere in ordine, serrando. ― E rispondemmo al nostro capo: ― Dagli!
Codeste sono le schizzate dei tedeschi! Flosce e piatte come carnume di medusa. Ma queste del «Dagli!» van