Precipitiam nel sonno e nel dolore
Ogni giorno più smorti,
Fameliche su noi volano l’ore
Qual su due nuovi morti.
E intanto il vulgo intuona per le piazze
La fanfara dell’ire,
Ed urla a noi fra le risate pazze:
«Arte dell’avvenire!»
E ridiamo noi pur colla baldoria
Che ci beffa e trascina,
Voltando il segno della nostra gloria
In motto da berlina.
Tali noi siam ed anco il refrigerio
Ci abbandona del canto.
E ne strugge perenne un desiderio
Sempre nuovo ed affranto.
Or sul suolo piombiam verso il fatale
Peso che a’ pesi è somma,
Or balziamo nel ciel dell’Ideale,
Vuote palle di gomma.