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ORSO MORTO | 145 |
SCENA
- Re Orso:
- Santo frate beato, io farò dono alla Romana Apostolica Chiesa di 3000 talenti e di 40,000 oncie d’oro, e di 200 botti di vino Surrentino, se tu perdoni a questi miei peccati.
- Frate:
- Ego te absolvo.
- Re Orso:
- In quella stessa notte del banchetto nuziale, verso l’alba (udivo sempre quel misterioso grido) io dissi a Trol: «Se il menestrello s’è impeso di suo genio al salice del bosco, ei più non canta, perché il cappio gli strigne il gorgozzule; però t’assenno e giuocherei la testa, che fra i dodici Conti imbriacati v’ha un ventriloquo certo, un di que’ ch’hanno una bocca nei visceri e son detti spiriti di Pitone. Acuto vibra su lui sguardo e mannaia, lo indovina e lo uccidi»... in quel ch’io dico... s’udì la voce... E il primo Conte cadde.
- Frate:
- Requiem.
- Re Orso:
- S’udì ancora la voce... Ed il secondo conte fu morto.
- Frate:
- Requiem.
- Re Orso:
- Caddero tutti.