Di sua corona, onde ne fu conflitto 35Fra i due Signori. Ma più pauroso
Alla vista e maligno era un serpente,
Immane e gonfio e nero, simigliante
Nel viscoso strisciar a incatramata
Gòmena, impresso sull’aguto grifo 40Portava un segno qual di teschio umano.
Alla voce del Duca egli tendeva
Erte le anella ed ubbidiva come
Debil fanciullo. Misteri di sangue
E di ferocia infami eran fra il Duca 45Ed il serpente; guardïano al varco
Del gineceo vegliava il mostro attorto
Co’ groppi orrendi, nè donzella mai
Tentò passo di fuga in quelle stanze.
Dodici Conti aveva il Duca eletti 50A suoi ministri. Un dì bevendo a cena,
Ebro il Duca, ebri i Conti (avea ciascuno
La sua donna da lato) il Duca afferra,
Mosso da noia o da delirio, il crine
Di Mirra sua, söave amor, fanciulla
Giovanissima e bella, e col pugnale