Questa pagina è stata trascritta, formattata e riletta. |
il latino quale lingua ausiliare internazionale | 453 |
Parecchie delle osservazioni di Leibniz, quali:
- pag 287: In Grammatica rationali necessarii non sunt obliqui, nec aliae flexiones,
risultano dal confronto delle lingue europee esistenti, e già furono usate dagli ideatori di lingue artificiali.
Ma l’osservazione seguente:
- pag. 281: Videtur pluralis inutilis in lingua rationali,
non era stata avvertita mai. Eppure è un’osservazione semplice; già in Matematica si scrive a, 2a, 3a…, senza alcun segno di plurale della lettera a. Quindi analizzando le varie regole e flessioni grammaticali, si arriva al risultato che nessuna di esse è necessaria; e che la grammatica minima è la grammatica nulla.
In un breve articolo, intitolato De latino sine flexione, pubblicato da pochi mesi nella Revue de Mathématiques, t. 8, io riporto e sviluppo le varie proposizioni di Leibniz, ed altre analoghe. Esso spiega come si possa dal latino, o da altra lingua qualunque, eliminare prima una flessione, poi una seconda, poi una terza e così via; e ciò senza mai introdurre alcuna convenzione.
L’articolo è scritto in latino, e man mano si dimostra come con una conveniente trasformazione o circuito1 una data flessione si possa eliminare, io volontariamente non ne faccio più uso nel seguito del discorso. È il modo più chiaro per spiegare, con esempi, la teoria. Risulta che l’ultima pagina dell’opuscolo è composta di vocaboli latini; e fra essi mancano le flessioni grammaticali della declinazione e della conjugazione (persone, tempi, e modi).
Il latino senza flessioni è un po’ difficile a scriversi; ma è molto facile a leggersi. Ed esso pare comodo per la comunicazione internazionale matematica. In pochi mesi già furono stampati tre articoli di matematica:
- G. PEANO, Principio di permanentia, RdM., t. 8, p. 84.
- G. VACCA, Sphœra es solo corpore, qui nos pote vide ut circulo ab omne puncto externo, RdM., t. 8, p. 872
- M. LAZZARINI, Mensura de circulo juxta Leonardo Pisano, Periodico di Matematica (Lazzeri), a. 1903, p. 137,
scritti in latino, senza flessioni.