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conciliano, e il prete è benedetto. E da chi invero andrebbero a consigliarsi i popolani, specie nei piccoli paesi, se mancasse il loro Parroco?

Quanto sia estesa l’influenza dei curatori di anime presso di noi, ben si rileva al decesso di alcuno di quei venerandi sacerdoti, che da trenta o quaranta anni reggevano una parrocchia. Tutti nel paese sono costernati per la morte del Pastore; la desolazione è profonda, universale. Il nosto Parroco, esclamano concordi, era l’uomo di Dio, l’uomo della carità; era il padre del paese, godeva la stima e si era guadagnato il cuore e l’affetto di tutti... E qui ciascuno narrare i tratti più salienti di sua vita, come li aiutasse e consigliasse, come prendesse parte alle loro gioie ed ai loro dolori... Oh! non ne avremo più mai altro simile!... E tutto ciò essi pensano e dicono non solo per lo zelo di lui nell’adempiere gli uffizi di chiesa, ma altresì per l’interessamento suo in tutto che si riferisce al bene de’ Parrocchiani.

L’influenza del prete appare pertanto notevole ed estesa dappertutto; essa si allarga dalla chiesa al di fuori, abbraccia gli interessi privati ed anche i pubblici. Si fa sentire nelle famiglie, nelle scuole, negli istituti, negli ospedali, nei sodalizi, nelle amministrazioni e in tutte le parti della vita civile.

Ora vediamo se tale influenza del prete sia legittima.



II.

Il prete negli affari civili e pubblici.

Dico adunque che niun uomo assennato, cattolico o non cattolico, può contestare che sia pienamente