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alla Chiesa determinare. Così pure concedo che per il tenore stesso del viver loro, siano i sacerdoti meno in grado di intendere certe aspirazioni e di penetrare certi misteri e certi intrecci del vivere mondano. L’ambiente che i preti respirano non è quello comune, benchè però la pratica del ministero riesca ad essi anche in ciò proficua scuola, massime per la più sicura conoscenza del cuore umano. Ad ogni modo altro è ammettere che non in tutto i preti siano i giudici più competenti e che vi siano occupazioni meno adatte ai ministri di Dio; altro è sostenere che il prete debba occuparsi esclusivamente di cose attinenti al culto sacro, il che nessun cattolico assennato ammetterà mai.
Venendo ora ai non cattolici, sostengo non essere meno certo, che la influenza sociale dei sacerdoti, per quanto potente ed estesa, debbe ritenersi pure da essi per naturale e legittima. Ragioniamo. I preti cattolici, perchè tali, cessano forse di essere cittadini? Essi osservano le leggi dello Stato, adempiono ai doveri comuni, pagano i tributi al paro anzi più e meglio degli altri. Per quale motivo non godranno dei diritti proprii di ogni buon cittadino? Spogliarneli, non sarebbe prepotenza e tirannia? Chi ha perduta la fede, può ben dolersi che altri la ritenga, e ben può fare voti perchè più non vi siano preti al mondo. Intanto però i preti ci sono ed a quanto pare ci staranno ancora per un pezzo: egli abbia dunque pazienza. O vorrebbe sostenere che sia delitto credere in Gesù Cristo? Eh via!... Non siamo ancora pervenuti a tali estremi! Il sentimento religioso è troppo vivo nel popolo, di che abbiamo prove lampanti quotidiane. — La grande mag-