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86 Federico Vicario


1Le amministrazioni pubbliche coinvolte in questo processo sono diverse, di fatto, e la lotta pare davvero impari, se si contrappongono le deboli competenze in materia della Regione con i soverchianti burocratismi ministeriali. Il primo nodo da sciogliere è senza dubbio questo e la soluzione non può essere che porre mano, prima possibile, alla riforma dello statuto di autonomia della Regione, attraverso il conf ronto in sede di Commissione paritetica Stato-Regione, per rafforzare le competenze primarie del Friuli-Venezia Giulia nel settore dell’istruzione e della formazione; è questo uno dei pochi settori, insieme forse a quello dei beni culturali, che può garantire la sopravvivenza della specialità stessa della Regione.2

Compito di sicuro non facile, nel quadro dell’autonomia scolastica, sarà illustrare, con chiarezza, i ruoli e armonizzare gli interventi dei molti soggetti che dovrebbero concorrere ad occuparsi della materia. Primaria dovrebbe essere la funzione della Regione autonoma, come accennato, che deve dotarsi di strutture e di competenze nel settore dell’istruzione, ma importante sarà anche la collaborazione dell’Ufficio scolastico regionale, in primis per problemi relativi al personale docente. Altro discorso, complesso, meriterebbe poi l’Università del Friuli, che dovrebbe occuparsi della formazione iniziale e in servizio degli insegnanti di f riulano, Università che si trova, però, seriamente penalizzata dai tagli statali, essendo di relativa “nuova istituzione”, nonostante gli ottimi piazzamenti secondo gli indicatori ministeriali di qualità, livello della produzione scientifica, internazionalizzazione e trasferimento tecnologico. In mancanza di un rafforzamento dell’organico docente, più volte richiesto e mai concesso, della struttura amministrativa del Centro interdipartimentale di ricerca sulla cultura e la lingua del Friuli (CIRF), nonché di un congruo finanziamento regionale dedicato all’alta formazione e alla ricerca scientifica – non potendo purtroppo contare sull’intervento dello Stato –, l’Ateneo non è davvero nelle condizioni di promuovere quelle azioni che concorrerebbero positivamente alla soluzione di alcuni dei problemi relativi alla tutela della lingua f riulana. Ulteriore elemento di preoccupazione è dato, poi, dalla riforma degli ordinamenti ministeriali del corso di laurea in Formazione primaria, che mette a rischio l’attivazione stessa dei moduli di friulano, non essendo il relativo settore scientifico-disciplinare compreso tra quelli caratterizzanti per il corso di laurea. Sulla produzione degli strumenti didattici, che deve avere ovviamente carattere

continuativo e non episodico, non mi soffermo, come anche non mi pronuncio

  1. autonomie, elaborazione di modelli e di strumenti didattici, per non parlare poi della stesura delle convenzioni con i soggetti interessati (e con in contenuti “giusti”, soprattutto), nonché della valutazione tecnica delle azioni e dei progetti della scuole. Questo organismo “attivo” poteva essere la Commissione regionale permanente, le funzioni della quale, come si diceva sopra, non risultano però sufficientemente definite nella bozza di regolamento.
  2. La questione è trattata, in più di un inter vento, nel già citato Vicario (2011).