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92 | il dottor antonio |
— «Nemmen per ombra. Non vi son forse di fatto banditi e serenate, e non è forse naturale nella gioventù l’amore delle avventure? Per parte mia, quand’era all’età vostra, avrei pagato non so che cosa per qualunque caso commovente, in terra o in mare; e i romanzi della signora Radcliffe sono un nonnulla a petto di quelli che mi creavo nella fantasia.»
— «Come! voi che parete così serio!»
— «Sì, proprio, io stesso, così tranquillo come sono. Ma intanto non dite nulla del mio canto?»
— «Giusta, stava per dirvi quanto mi sia riuscito grato; è così semplice e pieno di affetto.»
— «È vero, è una delle mie favorite arie siciliane. Oggi son venuto coll’intenzione d’insegnarla a voi.»
— «Ma io non posso suonar la chitarra.»
— «Ma voi potete imparare, non vi è circostanza miglior di questa. Siete disposta a prender ora la vostra prima lezione?»
Lucy era tutta impaziente d’incominciare. Antonio le insegnò a tener lo strumento, e il moto delle dita di una mano sui tasti, e dell’altra sulle corde. Dopo la lezione, a richiesta di Lucy, terminò la canzone che aveva soltanto incominciato prima; ed era una bella canzone, che le piacque assai.
CAPITOLO VII.
Piccole scoperte.
— «Volete permettermi,» disse una sera Lucy, che io vi faccia una domanda?»
— «Sarà delicatissima, m’immagino,» rispose Antonio, «se richiede un preambolo tanto cerimonioso.»
— «La domanda riguarda voi, dottor Antonio; nè sono affatto sicura se io la abbia a fare.»
— «Non importa,» disse Antonio, «vi do piena licenza di farmene qualunque, mi riguardi o no.»
— «Grazie. Desidero sapere come un uomo superiore quale voi siete...»
Antonio proruppe incontanente in una risata.
— «Ah! benissimo,» disse Lucy arrestandosi subita-