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76 | il dottor antonio |
— «Ella mi rimpiangerà, ne son sicuro.»
— «Senza dubbio,» disse il piccolo dottore contento; «e quel povero sir John! è impossibile non sentirsi commosso anche per lui. Non ho mai in vita mia veduto un uomo tanto imbarazzato.»
— «Per qual motivo?» domandò l’Italiano, gittando zucchero nel bicchiere di limonata.
— «Non vi è nessuno tanto cieco, quanto chi non vuol vedere. Voi lo abbandonate e io non posso fermarmi. Che sarà pertanto di quella cara e bella creatura di sua figlia?»
— «Voi non potete fermarvi!»
— «È impossibile. Devo tornare a Nizza questa sera. Ci ho tanti malati.»
— È una vera contrarietà!» sospirò Antonio, «una vera sventura! Ne sono dispiacentissimo, proprio dispiacentissimo per la povera signorina. Quanto a quella ristecchita vecchia incarnazione di superbia di suo padre, ha incontrato quanto si merita. Non vidi mai una vecchia mummia così dura, egoistica, ostinata, arrogante e insensibile.»
Il dottor Yorke alzò le spalle, quasi per ripararsi da questa pioggia di epiteti.
— «Se sua figlia fosse stata una mia sorella,» continuò il dottor Antonio, «non avrei potuto far di più per essa; e quale contraccambio ne ho avuto da questo degno gentiluomo! Fin dal principio non altro che contrarietà, sfiducia, contraddizione, insolenze, e Dio sa che altro ancora.»
— «Convien compatirlo, mio caro collega,» interpose il dottor Yorke in modo conciliante: — «forza d’abitudine — gente d’alto rango, sapete; — una delle prime famiglie d’Inghilterra.»
— «Corbezzoli!» esclamò il dottor Antonio tutto in furia, «e che m’importa? Tutta l’Inghilterra adori pure il suo rango e la sua famiglia; io non amo queste storie; io sono fatto ad immagine di Dio, così com’egli è, e non voglio essere calpestato da alcuno, foss’anco venti volte più ricco e grande di lui. Voi inglesi siete una razza fiera; — tanto meglio; — sono altiero anch’io e amo che ognuno conosca il proprio valore. È un nobile orgoglio fondato sulla coscienza del proprio merito, questo che esclude ogni riguardo dovuto all’altrui dignità?»
— «Certo no,» osservò il dottor Yorke colle mani appigliate al rispettabile collo del suo panciotto, girando i pollici prima in un senso poi in un altro.
— «Almeno una piccola gentilezza,» riprese a dire l’Italiano, «quali sogliono usar l’un coll’altro persone affatto estranee fra loro, mi pare che avessi diritto di esigerla.