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la mia non lo è; dee posseder la fiducia non solo del malato, — e qui ho fortuna; — ma anche di quelli che hanno autorità su di esso; e questa invece mi manca. Sir John Davenne non ha in me fiducia.»

Il dottor Yorke tentò di parlare.

— «Accordatemi ancora un momento,» disse Antonio con cortese sorriso a lui rivolto, «e ho terminato. Sir John Davenne, ripeto, non ha in me fiducia. Io noto solamente il fatto; non me ne lamento. La miglior prova di questa mancanza di fiducia, si è la vostra presenza in questo luogo; la presenza di un medico senza darmene avviso. La mia condotta in questo stato di cose, la sola consentanea a quella che devo al malato, e che devo a me stesso, e alla dignità della nostra professione, è di ritirarmi; e questo io faccio senz’ombra di malevolenza; al contrario, nel miglior accordo possibile con tutti.» E dando in fretta una stretta alla mano stesagli dal dottor Yorke per trattenerlo, l’Italiano fece un inchino a sir John, e se ne andò senza umiliazione e senza alterigia; piuttosto con mestizia. Il dottor Yorke corse alla loggia; e vi giunse proprio in tempo per veder l’amico che si ritirava, e spariva per la porta del giardino.

— «Siamo in un bell’imbroglio!» mormorò il dottor Yorke nell’atto di riprendere il posto a tavola, con una faccia — quale spesse volte l’avea fatta fare a’ suoi malati — colla faccia di chi abbia ingojato una disgustosa medicina. A questo seguì un silenzio sgradevole: rotto alla fine dal dottor Yorke, che disse: «È una vera disgrazia, che non abbiate parlato al dottor Antonio della vostra intenzione di mandarmi a chiamare!»

— «Non ne vidi la necessità,» rispose seccamente sir John. «Che il dottor Antonio abbia intrapresa la cura di mia figlia, è stato un caso, di cui si è abilmente prevalso per trarne il miglior vantaggio possibile.»

Benchè uomo di mondo, occupato esclusivamente di far la sua fortuna, e, come tale, disposto a menarla generalmente per buona ai capricci dei suoi clienti, specialmente ricchi: il dottor Yorke era pure uomo di sentimenti; e a dispetto di tutti gli sforzi a tenerli giù, questi sentimenti, come briosi cavalli in arnese, a volta a volta scalpitavano, caracollavano e lo trascinavano via, come adesso quando intese che sir John era davvero un vecchio ingrato Baronetto inglese. Mandando fuori un «oh!» che suonò come un lamento, il dottor Yorke pigliò una presa di tabacco ab irato; e disse alquanto incalorito: — «Permettetemi di dire che in questo andate pienamente errato. Il dottor Antonio è men capace di chicchessia di agire per sordidi motivi.»