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scaramucce. 51

— «Parola?» chiese Lucy stendendogli la sua manina.

— «Parola,» rispose Antonio stringendola nella sua.

— «Vi ringrazio, disse Lucy. «Or io vi dirò ciò che mi ha fatto credere di essere in pericolo. Questa mattina di buon’ora, la prima cosa che io abbia veduta è stata la giovinetta che chiamate Speranza. Credo che fossi mezzo addormentata, non essendomi accorta quando entrò in camera. Stava seduta guardandomi intentamente. Il suo sguardo, sempre espressivo, era tanto pieno di compassione e di dolore quando s’incontrò nel mio, che un tremor di paura mi penetrò nel cuore. Delle lagrime grandi e grosse piovevano giù per le sue guance. Credetti che una giovanetta non si sarebbe afflitta tanto per una estranea, se in me non ci fosse stata qualche gran cosa di male; e siccome mi sentivo veramente male, non potei immaginarmi altro che questo.»

— «Ubbie!» interruppe il Dottore. «Speranza è una pazzerella, piena di affetto, che non può tenersi di mostrarlo in tempo e fuor di tempo. Noi Italiani passiamo per gente fuor di modo espansiva, lo sapete, soggiunse ridendo. Di più, una ragazza di buon cuore, come so che è Speranza, non mi maraviglio che siasi messa a piangere nel vedere una persona sì giovane e sì... — (qui Antonio si fermò ed esitò, ma non più di un istante) e sì amabile, soffrir tanto. Mi permettete ora di veder vostro padre?»

— «Ah sì;» ed alzata alquanto la voce, Lucy fece andar la Hutchins a far l’ambasciata del dottor Antonio.

Sir John si era levato di buon mattino nella deplorabile disposizione d’animo di uno che ha passato una notte tristissima; ed ha per di più qualche picciol foriere di gotta. Sir John aveva già veduta la Hutchins, e ricevuto da lei un rapporto sfavorevole sullo stato di sua figlia; ed aveva perciò perduto ogni speranza di partire in giornata. Sir John avendo chiamato John che gli portasse i rasoi, aveva sentito che non era in casa. La quale sequela di fastidii reagendo necessariamente sui nervi dell’imperioso Baronetto, egli aspettava impaziente il servo per rovesciare nella sua grossa testa rotonda tutto quel cumulo di dispetto, — dispetto, non ira, è la giusta parola — che gli pesava sul cuore. «Ogni cosa va a rovescio in questo maledetto paese!» esclamò il Baronetto come per sollevarsi.

Sir John aveva poche nozioni, ma molto assolute intorno agli Italiani. L’Italia, sir John l’ammetteva, era un bel paese, ma appena appena abitabile: una fornace la state, una ghiacciaia l’inverno. Roma un luogo degno d’esser veduto, ma grave! grave! grave! E dichiarava gl’Italiani, popolo ra-