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sir john davenne. 45


durlo di gran galoppo alla prima tappa del suo viaggio, Oxford. Ma il piccolo William Pitt in erba, oppose ad ogni innesto scientifico o letterario una forza d’inerzia degna d’una causa migliore; la quale, a lungo andare, conosciuta anche dall’infatuato padre, questi mandò il suo figlio in Eton: ove infatti il giovine gentiluomo si distinse presto, non in sapienza classica, ma nell’arte natia dei pugni e del bastone.

A diciassette anni Aubrey, divenuto già un petit-maître e un audace rompicollo, diede un addio a Eton e alla vita di studente. Aveva già tutta l’apparenza di un uomo, essendo il suo fisico sviluppo in ragione inversa dello sviluppo della mente. Quando fu da suo padre avvisato che doveva andare a Oxford, e che fin dall’infanzia era destinato al sacerdozio di Downing Street, Aubrey chiese permesso di far notare distintamente che odiava la politica, e reputava i libri tutti una seccatura solenne, e che era sicuro, com’egli andasse in Oxford, di essere sospeso se non espulso; ch’egli aveva da gran tempo fissato in mente di non servir altra Dea o Dio, fuorchè Marte; e che la miglior cosa che suo padre potesse far per lui, era di comprargli immediatamente il diritto di difender la bandiera di Sua Maestà. Tutto questo fu da lui detto con una scioltezza di lingua così petulante, che ferì mortalmente la prediletta ambizione del padre. Sir John provò le ragioni, le carezze, le preghiere, e fin le minacce; ma Aubrey era figlio di suo padre: scosse il suo bel capo, mandò al diavolo il circondario di sua famiglia e la Camera dei Comuni; e dette per suo ultimatum, che qualora suo padre non consentisse a lasciarlo entrar nell’esercito da gentiluomo, si arruolerebbe soldato semplice.

I capelli si rizzarono in capo a sir John nel sentire la dichiarazione del giovane ser scapestrato; e gli balenò in mente il sospetto che il ragazzo manterrebbe la parola. Sir John conosceva un po’ il sangue dei Davenne; e avea luminose reminiscenze della ostinazione puerile di M.r Aubrey. La battaglia fu sostenuta qualche tempo, ma finì, naturalmente, colla vittoria di Aubrey; poichè sotto quel manto di dignità che faceva di sir John una persona molto notevole, si occultavano, come abbiamo accennato, un’infinità di debolezze; — e fra esse, la più naturale di tutte, la paterna condiscendenza. Ora Aubrey, colla sua viril turbolenza e il suo bell’aspetto appariscente, era nato per essere il felice oppositore, anzi il tiranno di suo padre. Agli occhi del Baronetto, l’arroganza ch’era la base del carattere di suo figlio — arroganza tanto grande che parea tutto l’orgoglio