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rentela coi Davenne; e per ogni cosa appartenente o appartenuta ad essi; e in un corrispondente disprezzo di ogni cosa o creatura meno favorita dalla sorte in linea genealogica, e in memorie storiche.

I Davenne di Davenne, nella contea di ***, pretendevano discendere dal normanno scudiere del nome di D’Avesne, nominato nelle cronache contemporanee come seguace di un De Vere alla battaglia d’Hastings. Sir John asseriva, come suo padre e il padre di suo padre avevano asserito prima di lui, che i Davenne avevano sempre partecipato alle glorie ed ai pericoli dei bellicosi De Vere; i quali, l’istoria ci dice, furono nell’esercito crociato di Riccardo Cuordileone. Emergendo dalla luce acquistata da questi nobili, un Davenne guadagnò i suoi sproni d’oro intorno a questo periodo di tempo; e d’allora in poi l’istoria della loro famiglia s’innestò in quella del loro paese. I Davenne presero parte alle guerre delle due Rose; uno fu ucciso in Bosworth; un altro passò con Essex in Irlanda; e un Davenne, dopo aver virilmente combattuto a Marston Moor e Naseby, fu tra i pochi che accompagnarono Carlo nella sua fuga in Scozia, e restò presso il suo infelice padrone sino all’estremo: — uno dei più ostinati e indomiti dei cavalieri. Quando il potere supremo di Cromwell divenne stabile, Davenne, i cui beni erano stati confiscati, fuggì con la sua famiglia a raggiunger la Corte del Giovine Carlo in Olanda. La sua fedeltà e devozione alla causa regia, ebbe al tempo della ristaurazione un esito più favorevole che non quello di altri cavalieri fedeli e devoti del pari. Egli non solo riebbe le sue terre; ma, essendosi voltate le carte, ebbe a far bottino di quelle di un suo vicino che era, come dicevasi nel gergo di quel tempo, una testa tonda dalle orecchie mozze. Fu altresì in quel tempo che il Davenne di quei dì venne creato Baronetto: titolo che i due baronetti, padre e avo di sir John, non aveano voluto mutato in altro maggiore; perchè il defunto sir Aubrey preferiva di star alla testa dei baronetti, piuttostochè alla coda dei lords.

Dalla ristaurazione alla rivoluzione del 1688, pare che i Davenne si siano dato maggior pensiero di aver cura delle loro terre paterne, che di immischiarsi nelle querele dei re e dei Parlamenti. Certo è che la famiglia restò a Davenne, quando Giacomo II si rifugiò a San Germano. Probabilmente il sir John d’allora aveva giovanili reminiscenze, che lo indussero a scuoter le spalle sulla scelleratezza dei tempi; e contentarsi di mandar al diavolo nella sua propria residenza i vescovi e i deputati refrattari. L’unico se-