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l’osteria. | 29 |
trebbe avere veduta la figlia, ed avere alcuna cosa a dirgli, si trattenne pochi minuti nell’anticamera (così chiameremo la stanza d’ingresso d’ora innanzi). Ma l’Inglese venne fuori, e condotto dalla giovine Speranza traversò quella stanza andando verso la sua, senza badar nemmeno alla presenza dell’Italiano, il quale, vedendo che non si aveva bisogno di lui, lasciò la casa.
Sir John, appena entrato nella camera destinatagli, si gettò sulla sedia bruscamente, e girò intorno lo sguardo adirato: — «Bel sito, veramente bello, da passarci dentro quaranta giorni!» disse in tono di scherno il Baronetto. «Perchè non sei mesi?» e fece una grossa risata. La camera, a dir vero, pienamente corrispondeva alla descrizione dell’albergo, data dal Dottore, se pur non lo sorpassava. Le mura una volta bianche, or divenute gialle dagli anni, senza nemmanco una serie di misere stampe della via crucis, o un misero pezzo di specchio per interrompere la lor nuda uniformità; la finestre senza cortine, la vecchia tavola d’abete, le sedie — due di numero, rozzamente impagliate; la lunga cassapanca, a mo’ di feretro, a piè del letto senza cortine, facean parere la stanza meglio una cella di anacoreta, che una camera da letto di un Baronetto protestante.
— «Ad ogni costo dobbiamo tirarci fuori da questa buca,» mormorò sir John levandosi e passeggiando frettolosamente su e giù; finchè il suono di passi avvicinantisi lo fece fermare. Era John che veniva, secondo l’ordine, a riferire i danni. John portò buone nuove.
Eccetto i cristalli stritolati, e alcuni sfregi negli sportelli, non v’era altro disordine nella carrozza che impedisse l’andata a Nizza.
— «Benissimo,» disse sir John, «fate rimettere immediatamente i cristalli.» Per mala sorte era impossibile rimetterli. John aveva di già prese informazioni a questo oggetto, e sapeva che cristalli della grandezza richiesta non si trovavano nella vicina città. Sir John a questa notizia, in tuon di spregio amarissimo, dichiarò che infatti si sarebbe maravigliato assai se fosse stato altrimenti. John seguitò poi a riferire, come non avesse potuto portar la carrozza alla porta di casa, a causa della porta del giardino troppo stretta per darle passaggio. «E poi non c’era scuderia in casa,» aggiunse John. «Che si doveva fare?»
Sir John non rispose, ma scese alla porta del giardino; e dopo una breve ispezione del luogo, una guardata alla carrozza, una al cielo, e ancora un altro po’ d’incertezza, ordinò a John facesse rimuovere la carrozza alquanto da