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Væ victis. 313


pagni, che riescono a farlo rinvenire da quel torpore, egli esclama delirando: — «I medici non mi voglion curare!» Prendendo queste parole quasi un’accusa contro i medici, il presidente Navarro ordina che siano subito scritte, e decreta che Leipnecher sia il primo ad essere esaminato. Durante la lettura del verbale delle risposte date precedentemente all’Inquisitore e alla Gran Corte Criminale, lo sfortunato non dà altro segno di vita, se non alcuni moti meccanici. Finita la lettura, il Presidente gli domanda se abbia nulla da aggiungere. Il prigioniero non articola accento. Il Presidente comanda allora al difensore di Leipnecher che risponda per il suo cliente. Rifiutasi il difensore, allegando essere il carattere dell’esame affatto personale dell’accusato. Navarro insiste che il difensore si avvicini al suo cliente, gli comunichi le domande, e trasmetta alla Corte la risposta che ne possa ricevere. Il difensore grandemente commosso, avvicinatosi a Leipnecher, scorge immediatamente essere impossibile tentare alcuna comunicazione verbale. La fronte del povero infermo è coperta di sudor freddo; e solo il rantolo dell’interna agonia mostra che non è morto. Il Procurator Generale viene in ajuto all’imbarazzato Presidente, e osserva come il rapporto dei medici essendo stato fatto la mattina di buon’ora, può essere tornata di poi la febbre all’accusato e suggerisce di richiamare un’altra volta i medici per sentirne l’opinione. Intanto la causa può continuarsi. Dopo un tempo non breve, due dei sette medici, da’ quali era stato fatto il rapporto della mattina, appariscono nella sala accompagnati da cinque altri medici estranei. Si dà loro il giuramento, e dopo esaminato il paziente, rispondono: — «Che egli ha la febbre, e questa è in aumento.» Il Procurator Generale desidera sapere se il malato possa o non possa rimanere nella Corte per un’altra ora senza pericolo positivo. Si risponde: — «Che non ci sarebbe pericolo immediato, ma che è tale lo stato dell’infermo da non permettergli di più rimanere senza serio danno.» Ricevuta tale opinione, il Presidente dichiara chiusa la seduta. Questo accadde il 17 di giugno 1850; il 22 dello stesso mese Leipnecher era morto.

Lasciateci ora raccogliere qualche esempio dell’imparzialità della Corte o del suo religioso rispetto per la libertà della difesa.

Contro Poerio sta l’accusa sussidiaria che egli abbia combattuto furiosamente alle barricate il 15 maggio 1848. Domandò permesso di provare che fu trattenuto durante