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304 | il dottor antonio |
tura, che l’aspettava. Cominciò a raccontargli quello che noi già sappiamo; cioè, che un distaccamento di soldati aveva sorpreso alle spalle, e preso fra due fuochi la barricata ove Antonio stava curando i feriti. Il signore seguitò a dire, come i soldati non dessero quartiere, e come Antonio, abbattuto da un colpo di baionetta, dovette la vita alla prontezza di spirito con cui egli aveva fatto il morto. I morti, e fra esso il Dottore, erano stati accatastati su un carro, e indi trasportati in un corpo di guardia vicino per esservi ritenuti sino a sera. La soldatesca era tanto infuriata, che Antonio non aveva altro mezzo che di continuare a fare il morto; e solo a notte tarda, quando veniva portato alla sepoltura con i morti, non gli restò altra alternativa che di farsi seppellire, o di dar segno di vita. Voleva una parte degli uomini di scorta, fargli tosto subire la sorte degli altri cadaveri; ma alcuni più umani vi si opposero; e il nostro eroe ferito fu alloggiato nella prigione di Santa Maria Apparente, la quale, per sua buona sorte, trovavasi sulla via del lugubre convoglio. Una settimana fu lasciato in compagnia di comuni delinquenti, e poi trasferito in Castel dell’Uovo e posto in segreta. In quel primo luogo di carcere, Antonio non aveva mai cessato di gemere e di lamentarsi della sua ferita — fortunatamente leggiera, e di chiedere per amor di Dio un chirurgo che la curasse almeno una volta, — ma parlava al vento. Nè le sue pietose preghiere al nuovo carceriere del Castello ebbero miglior successo; era proprio come pregasse le mura di pietra della sua carcere. Un giorno, con voce vicina a venir meno, domandò un confessore; dichiarando che si sentiva morire. Il secondino rispose che poteva liberamente morirsene, quando e come avesse voluto, ma non avrebbe avuto confessore. La spiegazione di que’ gemiti, lamenti e preghiere, stava nel pensiero onde era assorbita l’anima di Antonio; nel pensiero di trovar modo per far sapere a Lucy che egli era vivo. Sperava trovare un chirurgo, o un confessore abbastanza cristiano da portare un tal messaggio a lei. E tale ansiosa apprensione non gli lasciava luogo a temer per sè.
La stretta separazione dei prigionieri politici da ogni umano consorzio, meno quello del carceriere, non era per la sola sicurezza delle loro persone, ma sì col fine e coll’intento, in molti casi riuscito, di pregiudicare alle loro facoltà mentali, e indebolirne la resistenza. La fermezza d’animo di Antonio non si smarrì mai: e la sua ferita guarì presto, senz’altra medicina fuorchè acqua fresca. Sei settimane dopo il suo trasferimento in Castello, fu portato