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il 18 maggio 1848. 293

— «E io pure,» risponde Lucy arrossendo vivamente. E prosegue dopo una breve esitazione: «Devo dirvi che non ho mai rinunziato all’idea di costruirmi un bel casino in uno de’ suoi quieti cantucci, e di andarvi a passare la vita. La donna può ora realizzare la fantasia della fanciulla. Che dite del mio progetto?»

— «È una bellissima idea,» dice Antonio. «Ma siete sicura di non stancarvi di quella vita di ritiro, un giorno o l’altro di non desiderare le vostre belle relazioni, i vantaggi del ceto e della ricchezza, le attrattive di Londra, la Corte...»

— «Non m’importa nè di ceto, nè di Corte,» interruppe Lucy, «finchè papà e... voi starete con me.» Antonio cominciò a strofinarsi la barba che non aveva più; e subitaneamente alzandosi, passeggiò alcune volte su e giù per la stanza.

— «Ne parleremo poi,» disse egli tornando al suo posto e rimettendosi con calma a sedere vicino a lei. «Vi ricordate di questo stesso giorno otto anni sono?»

— «Come no? Me ne ricordo come fosse jeri. Potrei farvi anche il ritratto nella posizione in cui mi dicevate: «Ora, miss Davenne, vedete un po’ di provarvi a camminare;» e rifece il modo di parlare di lui. «Mi risuona ancor nell’orecchio il tono della vostra voce.»

— «Cara, nobile amica!» esclama Antonio. «Giammai — no, giammai, la minima gentilezza andò perduta con voi. Confesso che io aveva in quel punto terribilmente paura; e mi rallegrai quindi in proporzione.»

— «Sì, avevate paura che restassi zoppa,» disse Lucy, «e vi rallegraste che io non lo fossi.»

Antonio la guardò come stupito.

— «Dite ora che non era vero, se ne avete cuore,» insiste Lucy scherzando.

«Non lo negherò davvero; — devo anzi render giustizia alla vostra penetrazione.

— «Le signorine,» prosegue Lucy nello stesso tono di scherzo, «non sono sempre nè tanto cieche, nè tanto semplici come voglion parere. Non ho creduto mai a quel vostro: «Non è altro che una slogatura di caviglia;» papà, sì, ma non la figlia sua. Sapevo fin da principio che la mia gamba era rotta.»

Antonio aprì tanto d’occhi.

— «Quale profondità di simulazione scopro ora in voi,» disse alla fine ridendo. «Veggo che mi ci prendeste. Sapevate che la vostra gamba era rotta, e non ne diceste nulla neppur a me!»

— «No,» replica Lucy, «aveva risoluto di lasciarvi go-