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solo il racconto un po’ più indietro; e toccando di uno o due punti da lui omessi, indispensabili per chiaramente intendere la nostra storia.

Destatosi dal suo breve sogno amoroso in Bordighera, Antonio, come abbiam detto, aveva giurato in cuor suo di più non avere altra amante fuorchè la sua patria, e di consacrare a lei, a lei sola, le forze dell’animo e della mente sua. Dicendo noi la sua patria, intendiamo naturalmente l’Italia; chè il patriottismo di Antonio non si limitava all’isola in cui era nato, ma abbracciava tutto il bel paese. Ad effettuare quella idea, non aveva posto tempo in mezzo; e subito erasi messo in relazione con i capi dell’emigrazione italiana: non tanto per farsi agente di propaganda e procurar nuovi elementi al partito liberale, quanto per accordare insieme quelli già esistenti, e dare ad essi quell’unità di fine e di direzione, che poteva solamente assicurarne il buon successo nel dì della prova. I beni eredati da sua madre davano al Dottore una modesta indipendenza; e perciò i mezzi di poter proseguire senza interruzione, e promuovere con più efficacia l’oggetto che si era proposto. Un viaggio a piedi in Isvizzera, intrapreso per salute nella primavera del 1843, gli diede l’opportunità di conoscere e di essere conosciuto da molti dei principali esuli italiani; e siccome le idee e le speranze loro erano d’accordo colle sue, fu cosa facilissima l’intendersi. Dal 1843 al 1847 passò la maggior parte del suo tempo in Torino: ove, curando gratuitamente i poveri, guadagnossi una riputazione ben meritata di carità e di scienza; e scrivendo inoltre varie operette di medicina, il nome di profondo ed elegante scrittore. Verso quel tempo, cioè nella primavera del 1847, le notizie di Sicilia cominciarono a divenir seriamente importanti. Il governo napolitano, come già osservammo, lungi da dare alcuna soddisfazione alle esigenze popolari, grandemente eccitate dalle riforme accordate in Torino, Firenze e Roma, le combatteva nel modo più brutale. Una insurrezione era imminente in Palermo, così dicevano le corrispondenze private. Antonio con pochi amici s’imbarcò per Malta, da dove, al principio del gennajo 1848, passò in Palermo. Egli e i suoi compagni nascosti fin dal 12 di gennajo, quel giorno con una bandiera tricolore in pugno presentaronsi nella piazza della Fiera Vecchia. Si corrispose da tutte le parti al grido di all’armi! e l’insurrezione cominciò vigorosa. Il combattimento fu lungo e ostinato, che durò dal 12 al 29 gennajo. Ma non ostante un rinforzo di truppe fresche sbarcate il 15 dalla flotta napolitana, e di un vivo bombardamento della città dal forte di Castellammare, l’im-