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loro era ordinato. In quel mentre arrivò Mr. X, — un giovane addetto all’Ambasciata inglese, ove i passaporti erano stati presentati a segnare. Questo gentiluomo era cugino di lord Cleverton, al quale doveva il suo impiego diplomatico; e veniva da Sua Signoria per dissuaderla dal tentare ciò ch’egli chiamava una folle spedizione. I due paesi erano in guerra aperta, — il mare non era sicuro, — le navi di crociera napoletane vegliavano apposta per impedire a qualunque straniero lo sbarco nell’isola. Senza alcun pericolo attuale, lady Cleverton poteva venire a ritrovarsi in qualche spiacevolissima condizione. Lady Cleverton sembrava ostinatissima... — «L’Ambasciatore di S. M. Britannica,» continuò a dire l’addetto, «non voleva autorizzare Sua Signoria a correr siffatti pericoli. Correndo voce che lord Minto potesse essere inviato fra pochi giorni a portar condizioni ai Siciliani; se lady Cleverton persisteva nella sua determinazione, si sarebbe potuto allora procurarle passaggio nel regio vapore.» Lucy non poteva persuadersi che fossero necessarie tutte quelle precauzioni per una signora inglese viaggiante per salute. Sua Eccellenza venne in persona la sera a parlare alla sua reluttante compatriota; e tanto insistette per farle adottare quella proposta, che ella dovette cedere. Non osava dichiarare il motivo per cui ella preferiva l’aria di Palermo a quella di Napoli; non già perchè sentisse punto vergogna di quel che faceva; chè nessuna Sorella di Carità era stata mossa mai da più puri motivi. Ma Lucy aveva adesso bastante esperienza di mondo per capire che esso rare volte ammette la spiegazione migliore ad atti che possono interpretarsi in due modi; ed ella per rispetto mondano serbò il proprio segreto.
I giorni seguenti riuscirono lunghissimi per la nostra Viscontessa. Nulla è tanto difficile quanto l’aspettare. Mr. X, — l’addetto, che nella sua qualità di cugino, reclamava il diritto di divertirla, — era estremamente assiduo nelle sue attenzioni, e proponeva tutte le solite corse alle più belle località da vedersi. Lucy non voleva accettare alcun divertimento; non poteva soffrire di esser disturbata ne’ suoi pensieri. Bensì, per il naturale di lei grato e gentile, non disse mai al suo visitatore, che gli sforzi di lui accrescevano anzichè diminuire la febbre della sua impazienza.
Un giorno, il giovane diplomatico venne con un fare di affannone più pronunciato del solito: pareva, anche nelle ore di ozio, che egli portasse il peso del mondo sulle spalle. Quel giorno egli era pieno della notizia, che vi aveva ad essere la sera seguente un gran ricevimento a Corte, il primo