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otto anni dopo. 265

dighera colla febbrile ansietà di uno la cui vita dipenda da un gettar di dadi. Adesso desiderava vivere, e nessun medico, eccetto Antonio, poteva farla vivere. Lucy aveva in ciò una specie di superstizione.

Alla fine la carrozza passò il promontorio di Bordighera, e la piccola valle sottoposta si offrì allo sguardo.

Lucy tese gli occhi avidamente per comprendere in una occhiata ogni particolarità di quella scena di già famigliare, e il cuore le si strinse in seno. Che cosa dava alla povera osteria, al giardino, alla riva stessa del mare, un aspetto tanto desolato e deserto? Nella crescente agitazione dello spirito, non potè veder nulla distintamente; pure le venne scorto abbastanza per conoscere che, qualunque ne fosse la cagione, una mutazione era avvenuta sul luogo. Fa fermare la carrozza, e tutta tremante si avvia in fretta giù pel viottolo. La piccola porta pende da uno de’ cardini irrugginito, come nessuna creatura umana vi fosse passata da secoli; il giardino è una perfetta selva di erbacce e di rovi; il boschetto di aranci e limoni, tanto lussureggiante un tempo, è ridotto a una misera riunione di tronchi sparsi, disseccati, simili a scheletri; la casa tutte screpolature, fessure e buchi, rapidamente cade e si disfà in pezzi. L’unica parte ancora intera è la massiccia scalinata. Delle finestre quelle che non sbattono al vento, o non giacciono in terra, stanno chiuse ermeticamente. Ogni cosa all’intorno porta i segni di trascuratezza, di decadenza e di una desolazione estrema.

Nel bussare alla vetriata chiusa di dentro, e chiamando Speranza e Battista, Lucy viene riscossa da una voce a piè degli scalini di pietra. È un giovane contadino, che le dà avviso non esservi alcuno in casa che possa rispondere al bussare o alla voce; che la casa è disabitata, e rimasta così dalla morte dell’ultimo proprietario.

— «Che! Speranza è morta? — Battista è morto?»

— «No, no, Speranza e Battista vivono tutti e due; e, grazie a Dio, in buona salute. Eglino tengono la Posta a Mentone. Vendettero l’osteria ad un vecchio, che poi è morto.»

Lucy respirò più liberamente.

— «E... il medico comunale di Bordighera,» dice ella esitando. «Che n’è di lui?»

— «Volete dire del dottor Gabriele? Grazie, sta benissimo.»

— «No, non del dottor Gabriele, — dico del dottor Antonio, — un signore alto, con una barba lunga — un Siciliano.»