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otto anni dopo. | 263 |
nione assegnava un posto importante a lord Cleverton. Le ambizioni, alte e basse, erano giunte al punto della incandescenza; e nessuna era più ardente di quella del marito di Lucy. Un urto più disperato, un’altra disfatta data al Gabinetto, e il potere, meta tanto desiderata, era raggiunto. La casa di lord Cleverton divenne il quartier generale del suo partito; e fra il vortice delle danze e il suono dei cantori italiani e tedeschi, si assicuravano i voti esitanti, si assegnavano i posti, e si stabiliva il piano di una nuova campagna. Quello era il tempo, in cui il fascino de’ modi della giovane Viscontessa e la grazia persuasiva della conversazione di lei avevano a compiere tutto quello su cui lord Cleverton aveva calcolato quando la tolse in isposa. Egli le chiese di essere assidua in Corte; di accettar ogni invito, non importa se di Sua Grazia o di sua Eccellenza, o solo di alcuno della Scuola di Manchester. Ella doveva mostrarsi per tutto, ovunque la moda esige che si trovino le signore di alto rango; e affine di trionfare, mostrarsi sempre quale sarebbe se già fosse assicurato il trionfo. E tutto ciò fece lady Cleverton senza ostentazione, con calma. Il suo marito l’ammirò, ne fu attonito; e poi ne concepì per lei gratitudine. Il modo con cui ella si conformava a tutti i desiderii di lui, e ne adottava le opinioni, fece, pur anche nel calor della mischia, che un dubbio penetrasse nella sua mente, se egli veramente, e in tutto, fosse stato per questa bella creatura quale avrebbe dovuto essere: e risolse, terminata questa crisi, che in avvenire avrebbe fatto ammenda del passato. Ma era troppo tardi. Lord Cleverton, in mezzo a’ suoi progetti e intrighi, si prese una febbre e morì in pochi giorni. Morì col triste dubbio di avere sbagliato la via della felicità; e benedicendo l’angelo che fino all’estremo incessantemente lo assistette, lo curò, lo consolò.
La giovane vedova, affranta di corpo e d’animo, si rifugiò a Davenne; ove l’età avanzata e gli attacchi di gotta avevano ritenuto prigioniero sir John negli ultimi due anni. Fu spaventato il tenero padre del mutato aspetto della figlia sua, e più agitato ancora dallo stato di profondo scoraggiamento nel quale la vide immersa. Lucy di fatto quasi si sentiva morire; e nulla valeva a scuotere la ferma convinzione che i suoi giorni fossero numerati. Sir John fece ogni meglio per distorla con ragioni da quelle tristi fantasie, ma tutto invano; e gli venne poi da per sè l’idea di farla viaggiare all’estero. — Perchè non le gioverebbe di nuovo quello che le avea giovato una volta? A lei bisognava soltanto aria fresca, mutazione di scena e