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otto anni dopo. 261

Era lord Cleverton di quelli uomini, l’esistenza de’ quali principalmente consiste nella testa. L’ambizione era la passione dominante della sua natura: le affezioni profonde, esclusive, che s’impadroniscono di tutto l’essere, se pur simili cose per lui esistevano, le riguardava quasi come un ostacolo all’acquisto del potere, secondo lui, l’unico fine nobile, legittimo, degno di esser cercato da un uomo. Il rispetto per la sua giovane moglie era illimitato, come la deferenza ad ogni di lei volontà che non s’inframettesse colla sua passione dominante. Egli la riguardava sempre con infinita compiacenza; e quando la vedeva far gli onori della sua casa a un crocchio di ospiti distinti, con quella grazia e quella dignitosa naturalezza di modi per cui erano legati a lei tutti i cuori, il suo sentimento predominante era il soddisfatto orgoglio. Ma nessun affetto più caldo animava la sua ammirazione. Stava altrove il grande interesse della sua vita. La politica occupava la maggior parte del suo tempo. Era tanto occupato fra progetti, assemblee, deputazioni, presidente di società di ogni sorta — oltre l’assistere alla Camera, che lady Cleverton appena poteva vederlo per intere settimane, e anche allora in compagnia d’altri. Il mondo si frapponeva sempre fra lui e lei. Con tal uomo nessun testa a testa possibile, nessuna di quelle dolci espansioni del cuore; nessuno di quei ricreanti discorsi presso al focolare, che tramutano la simpatia in affetto, e sono per l’affetto quello che è la fresca rugiada della mattina pe’ fiori. Le cure di lui non erano cure di lei. Invano da principio, accorgendosi di qualche nube nel suo aspetto, ella aveva ripetutamente cercato conoscerne la causa e provarsi a cacciarla. I tentativi di lei per guadagnarsi la sua confidenza erano stati gentilmente e con molta cortesia, ma non meno pertinacemente, respinti. Ne era ragione, com’egli diceva, il non volere disturbare la vita di lei. Questa ragione, pensava ella, poteva esser buona per un estraneo; ma ella era sua moglie, e come tale aveva diritto a una parte delle gioje e de’ dolori di lui. E andò a finire che il cuore della povera Lucy si alienò e si appassì; ed ella sentissi ogni giorno più solitaria. Questo non fu effetto di pochi giorni, settimane o mesi: — la goccia ha da cader lungo tempo prima di forar la pietra. Nè questo procedimento dissolvente fu sempre continuo. No; ci furono alti e bassi, fermate, speranze inattese. Ma alla fine venne il giorno, e fu un giorno triste, in cui vide il suo sogno d’amore svanito come una brillante bolla di sapone; e la fredda noja cominciò ad aggirarlesi come un serpe intorno al cuore.