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22 | il dottor antonio. |
— «Sì, ma c’è una forte tinta da forestiero nel suo accento,» replicò il padre.
Lucy si tacque; e appoggiando il capo sulla mano parve poco disposta a continuare il discorso. Sir John così lasciato a sè stesso, tutto ad un tratto si rammentò del postiglione, e col ricordo tornata l’ira dimenticata nella sua ansietà per Lucy, l’ira si mutò in furia e traboccò. Cominciò a tempestare contro il povero garzone in inglese veramente genuino, sparso qua e là di parole presunte italiane: — «Guardate l’imperterrito furfante!» gridò sir John indicando Prospero, rimasto tenendo meccanicamente in mano le briglie de’ cavalli, e che lo fissava balordamente, quasi non lo riguardasse quella tempesta di parole romoreggiante intorno al suo orecchio. Quell’apatia non era però indifferenza, callo fatto, e sangue freddo; al contrario era stupor disperato. Quell’immobilità irritando ognor più sir John lo trasse a giurare di scrivere al mastro di posta che lo licenziasse dall’impiego, non potendosi fermare abbastanza per accusarlo al tribunale di deliberato intento di assassinio. Il postiglione non fiatò mai. — No, avrebbe fatto meglio — avrebbe ricorso all’ambasciatore inglese in Torino. Egli, sir John Davenne, era deliberato di fare del miserabile un esempio per beneficio dei futuri viaggiatori e postiglioni. Prospero seguitò a stare immobile, come fosse stato un pezzo dello scoglio al quale stava accanto. Egli, sir John Davenne, non avrebbe posato mai, no, mai, finchè quel furfante italiano, buono a nulla, non fosse stato sommariamente punito; quand’anco avesse dovuto ricorrere al re di Sardegna stesso. Il condannato Prospero sentiva il tono irato della voce del Baronetto, ma essa neppure lo stornava dalla sgradevole contemplazione della vicina probabile furia del mastro di posta, e dal timore presente di aver cagionato qualche mortal danno alla bella signorina. Quello scoppio di collera recò almeno un vantaggio; e fu una sorta di diversione, che aiutò sir John ad aspettare il promesso ritorno del Dottore con più pazienza che non avrebbe fatto altrimenti.
Miss Davenne provò un sentimento di gratitudine quando rivide ancora una volta il povero vecchio calessino. — «Or dunque,» disse il Dottore alacremente, «dobbiamo renderci utili tutti. Ah! quest’ombrello qui m’impiccia; volete aver la bontà, signore,» volgendosi a sir John, «di tenerlo voi stesso e riparar vostra figlia dal sole? Scusatemi, ma farete molto meglio sedendole accanto così.» Ed egli pose sir John presso al capo della figlia.
— «Anche voi,» continuò volgendosi ai servi, «sedetevi