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lontananza. | 255 |
sieme, non un fiore che non avessero esaminato insieme, non uno dei misteriosi suoni della natura — dalla voce dell’Oceano sino al trillo del grillo — che non avessero ascoltato insieme; non una delle mille tinte del mare, della terra e del cielo che non avessero insieme ammirato! E poi ognuno gli parlava di lei: Rosa, Speranza, Battista, il Conte, il Maestro di disegno, Prospero e la sua madre, non conoscevano altro argomento. A volte i suoi stessi malati gli domandavano se era probabile che ritornasse «la bella Signorina;» e persino i monelli per le vie, cessando dai giuochi, gli chiedevano ove fosse «l’Inglesina.» Pareva tanto strano, tanto contro natura, tanto impossibile, che la si fosse partita da un luogo così pieno di lei, che Antonio se ne stava per ore intere seduto in vista dell’osteria, quasi aspettando di veder la sua bianca veste ondeggiante sulla loggia, o di sentirla colla sua voce di augello a cantare alcuna delle canzoni siciliane che le aveva insegnate. Talvolta s’irritava quasi seco stesso; e risolvendo di cacciar via quella specie di fissazione, provavasi a far delle lunghe corse sotto un sole cocente, ma con poco profitto. Il canto dell’usignuolo nella valle, il profumo del timo nel sentiero montuoso, il bianco contorno di qualche lontano villaggio, il tintinnìo di una lontanissima campana, ridestavano vecchie memorie; fra le quali insinuavasi la bella persona, e si teneva a fianco di lui. Per quanto facesse e combattesse con tutte le forze, non c’era modo di svilupparsene. Antonio si sentiva male nel cuore.
Sir John aveva riconosciuto i servigi prestati dal Dottore in modo delicato e magnifico del pari. L’indomani della partenza della famiglia inglese, secondo le istruzioni ricevute, Prospero si presentò alla casa di Antonio con una lettera e con Buffy. In poche righe piene di affetto, il Baronetto pregava Antonio di accettare il cavallino, come ricordo di persona che si sentiva sopraffatta dalle tante obbligazioni che gli aveva; e di non dimenticarsi, se mai si determinasse a recarsi in Inghilterra, che vi aveva un vecchio amico, il quale contava di ricever visita da lui, e di poter fare gli onori della sua patria al Dottore. La lettera conteneva un piccolo involto di banconote inglesi dell’ammontare di cento lire sterline; alle quali bensì lo scrivente non faceva veruna allusione. Prese della somma il dottor Antonio quel tanto che gli parve una bella ricompensa pei suoi servigi — dieci lire sterline; e passò il rimanente al Sindaco, quale donativo di sir John al paese, da impiegarsi come il Consiglio municipale crederebbe conveniente. Il Sindaco convocò immediatamente il Consiglio, il quale di su-