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buona notte all’idillio. | 251 |
piccol cestino al braccio di Lucy, si offre a portarlo. Lucy lo ritira in fretta, e guarda in piglio severo alla cameriera: — c’era una manata di poveri fiori appassiti, una volta azzurri, ma ora quasi affatto scoloriti, — ecco il tesoro cui era tanto attaccata.
Mentre sir John e il Dottore, seguiti da Aubrey e da miss Davenne, scendono le scale, una quantità di persone nel giardino si cavano berretti e cappelli agitandoli in aria. A sir John la lingua si attacca al palato, egli rinuncia alla sua parlata, e stima persino cosa prudente di procedere alle strette di mano senza dir motto. Quegli che vogliono baciargli la mano, Prospero, il suo fratellino, la lor vecchia madre, tutti ora possono farlo liberamente: sir John non fa resistenza. Intanto Aubrey tira in fretta Lucy alla porticina, ove la carrozza attende. Rosa e Speranza, e un po’ indietro Battista, piangono a dirotto. Quasi senza accorgersene, Lucy restituisce le ardenti carezze alle due donne, che le baciano le mani e le vesti e si attaccano disperatamente alla loro giovane benefattrice: finchè Aubrey con un giuramento la gitta nella carrozza. Antonio ajuta a montare il Baronetto: — «Buon viaggio, sir John; buon viaggio, signorina, abbiatevi cura.» La signorina non dice parola — non sorride, non s’inchina, ma guarda fisso quel volto gentile, — quel volto gentile a cui neppur osa sorridere, perchè sente di star sotto un occhio maligno. Una frustata del postiglione, un grido degli astanti: «Buon viaggio, il Signore li accompagni,» e la poderosa macchina scorre su quel sentiero, e il gentil volto sparisce. Lucy, riscuotendosi dalla sua astrazione: — «Papà, andiamo via?» e prorompe in uno scoppio di pianto. Fu quasi il rompersi di un argine di fiume. Il papà piange anch’egli di buono, si stringe al seno la dolente fanciulla, e padre e figlia mescolano le loro lagrime. Mentre questo succede nell’interno, in cassetta Aubrey accende, con quello che aveva già quasi consumato un nuovo sigaro.
I rimasti indietro stettero sulla strada maestra, guardando la carrozza che rapidamente impiccolivasi. Guardarono finchè sparì. Il povero Antonio si sentiva male al cuore, e avrebbe pur voluto gittar la maschera. Ma no; — gli convenne sentire il vano cicalare del Conte e del Sindaco, che lo vollero accompagnare a casa. Arrivatovi finalmente si gittò sopra il letto; — l’uomo è pur sempre uomo — e pianse come un fanciullo.