Questa pagina è stata trascritta, formattata e riletta. |
buona notte all’idillio. | 241 |
ognor meno il significato dell’autore: e la voce riccamente melodiosa del lettore, lusingandola come il mormorio di un ruscello, cullava, per così dire, la soave fanciulla sino a quel punto che non è ancor sonno e neppur più veglia, ma un composto voluttuoso di entrambi. All’improvviso, un passo sonante si sente salir per le scale. Lucy balzata in piedi: — «Chi può esser mai?» balbetta tremante. Nello stesso istante viene spalancata con uno scricchiolìo l’invetriata; e — «Viva Lucy, mia cara,» risuona una voce tonante, mentre quella figura si china a baciar la prostrata fanciulla. — «Ah! Eccovi qui alla fine! Ehi! ehi! che roba è questa? Per Giove! Con queste verdi frasche e questi inaffiatoi m’avete l’aria pastorale quanto le mandriane di un ballo. Une chaumière et ton cœur! Ah! ah! non manca nulla all’idillio, come dicevano in Eton. Maledetto, nemmeno il pastorello!»
— «Aubrey,» gridò Lucy in ton di rimprovero, senza dir altro. Quella maledizione e quel motteggio, non occorre dirlo, erano diretti al nostro amico, il Dottore. Antonio, urtato dalla porta spalancata con violenza dal nuovo venuto, era lì lì per cadere; e nello stesso sforzo per rimettersi in equilibrio, la sedia gli si era rovesciata. Il nuovo venuto, voltatosi a quel rumore, e vedendo Antonio, avea detto il motto scempio e avventato intorno al pastorello.
Lo sguardo de’ due uomini s’incontrò in atto non amichevole. Il torvo cipiglio, le labbra arricciate, e il portamento alquanto aggressivo di Aubrey, mostravano poco buon volere verso l’oggetto della sua investigazione. Le labbra serrate di Antonio, la cinerea tinta e il guardo raccolto come in atto di difesa, facean vedere chiaramente ch’ei presentiva l’approssimarsi di un nemico. Così stettero l’uno a fronte dell’altro: tipi di due belle razze, e tali che rare volte Roma e la Grecia ne avean visti di simili. L’uno bello, roseo, cogli occhi azzurri (proprio gli stessi occhi di Lucy). L’altro scuro come la tempesta. L’Inglese più alto di tutta la testa del suo alto antagonista, dal petto quadro, dalle spalle larghe proporzionate, il vero non plus ultra di forza e muscolatura bene sviluppata. L’Italiano meno taurino, ma ben piantato, pieghevole, elastico come una tigre, con nervi e muscoli di ferro, pronti ministri dell’indomita volontà trasparente nel cupo fuoco degli occhi. Voglia il cielo che mai non s’incontrino in un’ora di furia, perchè il loro incontro sarà simile a quello di due nubi cariche di elettricità.
Questo squadrarsi scambievole non durò dieci secondi, ma bastò a sviluppare in essi un sentimento di antipatia.