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Da quel giorno in poi sparì ogni accesso di malumore e di taciturnità; e tornò pieno ed uguale, come quando ne facemmo la prima conoscenza, il corso tranquillo di quel buon senso sereno, e di quel buon umore, onde erano tanto incantevoli i modi dell’Italiano. Che forse quella notte di solenni pensieri aveva vinta l’interna pugna? o aveva solo somministrato al combattente forze bastanti a dirigere e reprimere le esterne manifestazioni? E nella solitudine della sua dimora, Antonio era padrone di sè, composto e lieto, come quando era nell’osteria in presenza di Lucy? Lasciamo questo segreto fra quella buona Creatura e il suo Creatore.


CAPITOLO XIX.

Buona notte all’Idillio.


Era uno di que’ giorni soffocanti del mese di agosto, pericolosi per i nervi delle persone sensitive; quando, per dir così, la natura esausta anch’essa pare voglia darsi ad un perfetto riposo. Dardeggiati a traverso di un sottil velo di bianche nubi, quasi come a traverso di una lente ustoria, i raggi del sole versavano sopra la terra una massa di caldo soffocante e malefico. Non una foglia movevasi, non un augello cantava; fin le cicale avevano sospeso la loro stridula cantilena. L’unico suono che talvolta interrompeva quel malaugurato silenzio, era il lamentevole grido del cuccù richiamante la sua compagna.

Lucy s’era provata a disegnare, a coltivare i fiori, a lavorare, a dormire, e tutto inutilmente; e ora si giaceva anelante sopra un sofà. — «Oh eccovi, alla fine;» esclama, mentre entrava il dottor Antonio: «vi ho aspettato per due ore. Mi sento molto male.»

— «Davvero!» esclama Antonio facendosi bianco, «che vi succede? Ho incontrato, non è anche un’ora, sir John che se ne andava dal Conte, nè mi ha detto nulla del vostro male.»

— «Non ne ho parlato a papà, rispose Lucy, «è già abbastanza inquieto per non aver notizie di Aubrey.»

— «Volete dire di vostro fratello?»

— «Sì; Aubrey doveva scrivere per la posta delle