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nuovi personaggi e incidenti. | 211 |
salvar lo olive sia perduta? Bene, signore, che fa il curato? Scrive una bella lettera al Vescovo di Ventimiglia, la quale ha fatto piangere quanti l’hanno letta o sentita. «Gli è tempo ora, o mai più, di trasportare la Madonna di Lampedusa alla parrocchia; e di esporla ai fedeli.» Il vescovo, da quel sant’uomo che è, risponde al curato una magnifica lettera, dicendo che davvero era venuto il tempo di fare una bella prova della Madonna. Il primo di maggio pertanto ci mettiamo in processione — una folla che non potete immaginarvela — c’erano tutte le Compagnie di Taggia, di Riva, di Pompejana, di Boscomara, e, a dir vero, da dove non vennero? — così ci avviammo, col curato in cotta e stola a capo della processione; le Confraternite dietro con grossi ceri in mano — proprio veri ceri — e portiamo la santa immagine sotto un baldacchino, giusto come se fosse stato il Sacramento — noi la portiamo, dico io, alla chiesa parrocchiale. Bene, quale credete ne fosse la conseguenza? La sera dello stesso giorno — badate bene, dello stesso giorno — tuoni, tuoni, tuoni, lampi, lampi, lampi; poi un terribile temporale; e poi giù acqua, acqua, acqua a secchie, come se non avesse mai piovuto prima d’allora. Per finir la mia storia, la nostra immagine restò per quindici giorni nella parrocchia, e per quindici giorni non cessò mai la pioggia di cadere a torrenti. Finchè alla fine, temendo che non venisse un secondo diluvio, la Madonna fu riportata qui in fretta e in furia. Quand’ecco! appena l’avevamo riportata, cessò la pioggia e apparve splendido il sole, e si ebbe un’abbondante raccolta. Vi pare che si debba chiamare sì, o no, un miracolo questo?» domandò il Romito guardando in giro ai suoi uditori con occhi raggianti.
Speranza e Battista, stati attenti a bocca aperta alla storia in una specie d’estasi, proruppero immediatamente in una tirata di suoni inarticolati, esprimenti il loro entusiastico assenso e la loro maraviglia.
— «Ma non è tutto,» riprese il Romito dopo un silenzio di uno o due minuti, per meglio godersi la nuova sorpresa de’ suoi ascoltatori. «Una sera, stando l’immagine nella chiesa parrocchiale, un altro assistente ed io avevamo appena sostituite ai quattordici grossi ceri ardenti innanzi ad essa tutto il giorno, quattordici lampade d’olio, che venivano per economia accese la notte. Noi ce ne partivamo, quando tutto a un tratto le lampade cominciarono a ballare su e giù. «Vedete, vedete?» diss’io all’altr’uomo. «Sì,» rispose egli tutto tremante. E appena avevamo dette queste parole, ecco di nuovo su e giù le lampade.»