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grandi e piccoli. 17


mata, e ogni sorta di segno che con una frusta si possa dare. Sir John Davenne respirò di contento quando lo passarono. Strano invero! Il baronetto si era abbassato sino a prendere una personale avversione per il calessino, e sperava averlo veduto per l’ultima volta. Oh! sir John Davenne, v’ha una leggenda o una parola anche più antica delle crociate: L’uomo propone, e Dio dispone. Il restìo cavallo si conduceva bene in questo tempo; miss Davenne dormiva tranquillamente; e però allontanata ogni causa di fastidio e d’inquietezza, sir John ricadde nella primitiva astrazione: la quale, da lì a pochi minuti, a dispetto di uno o due sforzi virili, divenne un bel russare.

Poco dopo che sir John ebbe chiusi gli occhi, la strada, che per un tratto era andata salendo, cominciava a discendere. Per un buon miglio correva ripiegandosi a zig-zag intorno a un declivio nudo e sassoso e rossiccio, che andava a finire nel mare; poi, svoltando rapidamente a dritta, appariva l’ultima parte, ma la più rapida della scesa, e quindi per un tratto al livello col mare. Qui la strada cominciava di nuovo a salire; e presto si biforcava: il minor ramo salendo su dritto per un piccolo promontorio che chiudea l’orizzonte a ponente — uno spazio di terra verde ridente, con un campanile e dei tetti qua e là illuminati dal sole; — la strada principale costeggiando la base dello scoglio a sinistra.

Chiamato Prospero a stare all’erta dall’avviso del padrone del calessino sulla gravità del conto che aveva a rendere, si avventurò giù per la china con tutta l’attenzione possibile, e con l’occhio addosso al cavallo restìo. Ma non valse la sua abilità e la sua vigilanza a prevenire una conseguenza inevitabile in simil caso: cioè, che le tirelle del cavallo davanti, tese alla salita, non si trovassero necessariamente più lenti e quasi ciondoloni alla scesa; e, che per conseguenza, la stanga per cui il cavallo era attaccato al timone, non cominciasse a battergli di nuovo sul di dietro; e un ripetuto ricalcitrare dette avviso del pericolo sopravvegnente. La cosa diveniva sempre più grave; e come la china, dolce da principio, proprio presso la svolta su menzionata si faceva più rapida, e l’inconveviente causato dalla stanga cresceva in ragion diretta della celerità del moto della vettura, la furia e lo spavento del cavallo urtato cresceva ad ogni passo; mentre gli sforzi dell’ansioso conduttore per calmarlo servivano invece a spaventar gli altri quattro. Sentendo che tutti cinque ormai stavano lì lì per fuggirgli di mano, Prospero subitamente allentò le briglie, e con lo schiattir della lingua li lanciò di carriera, mirando attento la strada per