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188 | il dottor antonio |
della sua spedizione, vedendosi privi di appoggio, di loro proprio accordo avevano fatto la controrivoluzione. I più compromessi avevano cercato scampo nella fuga, eccetto Mario Adorno, che fu preso e fucilato. La nessuna resistenza non mosse punto il distruttore di Bosco ad intralasciare un sol atto di crudeltà. Furono stabilite per tutto Commissioni militari, e i cittadini imprigionati a migliaja. Molte centinaja furono condannati a morte, e non meno di cento subirono la pena. In Bagheria fu fucilato un giovanetto di quattordici anni. Le condanne si eseguivano al suono della musica militare. E tanta era di fatto la furia di uccidere, che un giorno, dopo uno di questi orrendi spettacoli, contati i corpi degli uccisi, vi si trovò un morto di più del numero stabilito.
«Terminata la nobile conquista, e rimeritato il nobile conquistatore colla croce di San Gennaro, il vero significato della sanguinosa tragedia venne fatto presto manifesto per gli atti ufficiali che la seguirono. Fu dal Re colto avidamente quel pretesto, e fu finita una volta persino coll’ombra delle rimanenti libertà siciliane: la sostanza era da molto tempo svanita. Accresciute le tasse, empita di Napoletani l’amministrazione, adottato in Napoli un abile sistema di centralizzazione, ogni vestigio di libertà municipale, di libertà di stampa, di associazione, di petizione, fu distrutto. Per ristringere in breve una lunga istoria, non fu alla Sicilia lasciato altro che gli occhi per piangere, e la memoria immortale de’ suoi diritti. Questa memoria, e la coscienza della giustizia della sua causa, sosterrà quel nobile ed infelice paese in tutte le sue prove: finchè per lei arrivi, come arriverà certamente, il dì del rendiconto.»
Antonio asciugò la sua fronte dalle gocce di sudore — cagionato meno dal caldo che dalla sua forte commozione. Lucy era commossa poco meno di lui; e fu con voce appena sensibile, che gli disse: — «Ma non ci avete detto qual motivo vi obbligasse a lasciar Catania.»
— «È vero,» rispose Antonio, «ogni memoria de’ miei personali fastidii si è perduta in quella della catastrofe nazionale. In verità, pochi vorran credere che in nessun paese possa bastare un caso semplice come quello che io dirò, per costringere un uomo all’esilio. Io non ho preso parte nei movimenti della mia città natale. Non mica perchè il mio cuore siciliano non battesse rapido e forte ai sacri nomi di libertà e indipendenza; non perchè non mi fosse simpatica quella lotta e non l’approvassi, a dispetto di tutte le tristi previsioni quanto all’esito di un tentativo isolato;