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ultra-democratico, che non può essere soddisfatto se non piantando repubbliche sulle ruine di tutti i troni.»

— «Partito ultra-democratico! repubbliche?» esclamò Antonio. «Chi sognò mai di repubblica in Sicilia? Se noi arriviamo a questo, e può darsi un giorno o l’altro, sarà per opera degli stessi Borboni. I Siciliani sono un popolo essenzialmente monarchico. Le loro tradizioni, le abitudini, i costumi hanno profonde radici nella monarchia. Noi siamo debitori ai re delle nostre libere istituzioni, e la Sicilia, fu rispettata e felice durante una lunga successione di re. Quando la tempesta del 1789 spazzò via i Borboni napolitani dai loro dominii di terra ferma, ove trovarono essi sicuro ricovero, assistenza di ogni sorta, e cuori fedeli se non nella fedele e leale Sicilia? Quel che essi hanno dato in ricambio, tutto il mondo lo sa. E chi ci ajutò a consolidare il nostro libero edifizio, intendo dire chi assistette alla formazione della nostra Costituzione del 1812 — quella Costituzione a difender la quale hanno combattuto, e son morti i Siciliani durante questi ultimi ventott’anni, — fu la monarchica Gran Bretagna.»

— «Dunque avete un Parlamento come il nostro?» domandò Lucy.

— «Lo avevamo,» rispose Antonio con rammarico.

— «E perchè è stato abolito?» domandò Lucy «Avete promesso informarmi un qualche giorno di ciò che concerne la Sicilia. — Fatelo, vi prego, quest’oggi.»

— «Fu una promessa temeraria,» disse Antonio mezzo sorridente. «Il suo adempimento riescirebbe nientemeno che a farvi un sommario della storia siciliana; e credo che la vostra pazienza e quella di sir John malamente resisterebbero alla prova.»

Ma Lucy insistendo, e sir John esprimendo lo stesso desiderio, Antonio cedette. (Il Lettore, se in un’opera di fantasia non ama veder mista la storia, non ha che a saltare il resto di questo capitolo.)

— «Le libertà siciliane(1),» disse Antonio. «sono coetanee a quelle d’Inghilterra. Fin dal secolo XI, la Sicilia sotto gli auspicii di un principe normanno, come l’Inghilterra, pose i fondamenti della sua libertà e indipendenza. La sovranità nazionale risiedeva difatto nel Parlamento che disponeva della corona dell’isola; e nessun principe con-

  1. Memoria Storica sui diritti politici della Sicilia, per Bonaccorsi e Lumia. — La Sicilia e i Barboni, per Amari, membro del Parlamento siciliano. — Gli ultimi rivolgimenti italiani, Memorie storiche di F. A. Gualterio, vol. IV