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160 | il dottor antonio |
«E quale probabilità di far maggior bene alla vostra patria, qui, nella vostra condizione, o stando in Londra?»
— «Pochissima certamente. Tuttavia se alcun movimento si facesse in Sicilia, o in qualunque parte della penisola, come presto o tardi deve succedere; notate quanto più prontamente e agevolmente potrei unirmici da qui, che non da Londra.»
— «Voi siete un devoto appassionato alla vostra patria,» disse Lucy.
— «E chi non lo è?» rispose Antonio.
— «Ma siete poi sicuro che la causa nella quale vi siete impegnato sia giusta?»
— «Ne son tanto sicuro quanto son sicuro che c’è un Dio nel cielo,» rispose Antonio in tono solenne. «E perchè me lo domandate?»
— «Dovete compatire — i miei pregiudizii, suppongo,» disse Lucy. «Ho sentito tante accuse fatte al carattere degli Italiani, non solo da papà, ma da molti altri miei concittadini; — ho sentito tante cose contro il partito liberale in Italia, specialmente quando stavamo a Roma, che....» Lucy esitò.
— «Che vi sentite piuttosto inclinata a crederli dalla parte del torto,» disse Antonio terminando la frase da lei incominciata. «Non me ne maraviglio, nè mi maraviglio dell’opinione che avete sentito esprimere da Inglesi sull’argomento. La simpatia del forte e del potente è rare volte per il debole e per l’oppresso. Vi ricordate quanto fossero ingegnosi gli amici di Giob, in provargli che era colpa sua se giaceva coperto di lebbra sul letamajo? Tale è la comune tendenza dell’egoismo degli uomini in faccia a chi soffre: affine di dispensarsi dalla compassione e dal soccorrerli. Che il nostro carattere nazionale possa dar luogo ad obbiezioni (e ditemi, vi prego, qual popolo non vi è esposto?), che spiriti faccendieri, anzi maligni ed egoisti, possano trovarsi nel partito nazionale — e dove non se ne trovano? — lo posso concedere. Lungi da me l’idea di mostrare la mia patria un modello di perfezione. Gli Italiani sono uomini come gli altri, colla lor parte di grandezza e di debolezza umana. Girate lo sguardo per il mondo, studiate la storia dell’umanità, e quale lezione ci imparerete? — lezione di perdono e di indulgenza scambievole. Ma,» proseguì con calore crescente: «credetemi, miss Davenne, quando io dico, e son pronto a proclamarlo altamente e a sigillarlo, se occorre, col sangue, che l’Italia è un nobile paese, molto oppresso e molto maltrattato; e che la sua causa è santa, quanto santa può essere per verità e