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146 | il dottor antonio |
avessero sufficienti attrattive per indurli ad accordare la lor compagnia, sir John Davenne riceverebbe con piacere le persone presenti ogni mercoledì e sabato alle otto di sera.
Una circostanza connessa con questo avvenimento è troppo importante per poter essere passata sotto silenzio: quella cioè, che il dottor Antonio in quest’occasione compì la conquista di sir John. Fu il suo rigoroso costume professionale e la bianca cravatta, o i suoi modi di gentiluomo, o le sue facoltà oratorie, o tutte queste tre cause insieme congiunte, che guadagnarono a lui il cuore inglese di sir John? Non possiamo dirlo; questo solo attestiamo, che il cuore di sir John fu guadagnato. Sir John trattò il dottor Antonio in tutto il tempo del pranzo e per tutta la sera, con marcata distinzione, chiamandolo pubblicamente «mio onorevole amico;» e privatamente e confidenzialmente «mio caro amico.» Procedette anche tanto oltre, da dichiarare con enfasi a Lucy, dopo che tutti furon partiti, che, «se si potesse indurre a radersi, quest’uomo non istarebbe male alla tavola di un re.» Da quel giorno il Dottore fu promosso all’onore di stringer la mano al Baronetto; e dicesse pur Antonio quel che voleva, John fu spedito ogni giorno in casa del Dottore con i complimenti di sir John Davenne, e i giornali del dì precedente.
Due brillanti soirées musicales, come le chiama sir John, erano state già tenute nel corso della passata settimana all’osteria; e la terza aspettata produce grande ansietà nel Circondario: chè per dieci miglia all’intorno si parla dei concerti del Milordo inglese. Visitatori lontani fin da Ventimiglia e San Remo hanno lasciato le loro carte per sir John e miss Davenne; e molti brigano presso il Conte e il Dottore per avere inviti. La direzione della musica è riserbata interamente al dottor Antonio, sotto la cui sovrintendenza sono eseguiti i quartetti. Gli esecutori, un fagotto, un violino e un violoncello, sono tutti dilettanti di Bordighera; Antonio fa da quarto suonando ora la chitarra, ora il flauto. La cameruccia della Hutchins è trasformata, il mercoledì e il sabato, in sala di rinfreschi; la credenza è sempre regolarissimamente frequentata. A veder sir John in queste serate, è come vedere un uomo in perfetto accordo con sè stesso: — il passo, la voce e l’aspetto dicono: «Io sono il monarca di quanto vedo;» facciano pure i sapienti quante teorie si vogliono, la conclusione del fatto sarà sempre: che tutti gli uomini, incluse anche le donne, amano all’occasione di essere lo specchio della moda, e lo stampo della forma, e l’osservato di tutti gli osservatori — fosse pur solo in Bordighera. In tutte